Continuano gli aggiornamenti sulla Riforma Bianchi: mentre è atteso il nuovo DPCM di fine luglio, parliamo dei percorsi abilitanti.
Che cosa prevedono?
Riforma Bianchi: le ultime notizie
Le ultime notizie sulla Riforma Bianchi vedono un decreto legge stabilire un nuovo percorso "ad ostacoli" (come è stato definito da più organizzazioni sindacali) che ha lo scopo di formare i nuovi docenti, conferendogli nuove competenze nella gestione del loro lavoro.
Questa formazione dovrebbe avvenire in un'ottica di un lungo percorso molto complicato e tortuoso, che vede gli aspiranti docenti snodarsi attraverso varie fasi, prima dell'ottenimento del ruolo.
Abbiamo già visto in un precedente articolo, come questo nuovo reclutamento docenti si sviluppi attraverso 3 fasi, che qui riepiloghiamo:
- nella prima fase, il docente deve essere abilitato: c’è un percorso che viene effettuato attraverso le università, con un tirocinio.
Fino a quando il docente non riesce ad abilitarsi, non può accedere al concorso; - nel corso della seconda fase, è prevista la partecipazione al concorso: ci sono stati tanti cambiamenti rispetto alla bozza iniziale. Una volta superato il concorso, il docente accede ad un nuovo percorso di formazione e prova.
Oltre a questo, è stato aggiunto un test: non basta più l’anno di prova e formazione, i futuri docenti devono anche incorrere in una valutazione aggiuntiva. Devono cioè superare un test e una valutazione del dirigente (ulteriori dettagli saranno chiariti dal prossimo DPCM); - infine, terza fase: una volta immesso in ruolo, il docente dovrà anche accedere alla formazione obbligatoria per i neo-immessi.
E queste sono le 3 fasi previste dalla Riforma Bianchi, che stabiliscono il nuovo percorso dei futuri docenti.
Ma per quanto riguarda i percorsi abilitanti?
Che cosa prevedono, nello specifico?
I nuovi percorsi abilitanti
Una volta che il docente accede a questi percorsi, dovrà acquisire almeno 60 crediti formativi, che sono necessari per questa formazione iniziale.
Di questi, 10 sono di area pedagogica, e 20 di tirocinio diretto e indiretto.
E devono essere svolte 12 ore in presenza nelle classi, per ogni CFU di tirocinio.
All’interno di questi 60 CFU vengono riconosciuti i famosi 24 in ambito antropologico, psicologico e di metodologie e tecnologie didattiche, qualora già acquisiti.
Breve parentesi:
se sei un aspirante docente ma non hai ancora acquisito i 24 CFU, ti consigliamo caldamente di farlo.
Hai tempo fino al 31 ottobre 2022: dopo tale data, non avrà più senso acquisirli in quanto non ti verranno più riconosciuti come requisito di accesso ai concorsi, entro dicembre 2024.
Come stavamo dicendo...
Dei famosi 60 CFU, almeno 10 devono essere di tirocinio diretto.
La prova finale abilitante: in che cosa consiste?
Una volta che il docente acquisisce i 60 CFU, deve svolgere una prova finale abilitante, costituita da 2 prove: una scritta e una orale.
Vediamo in che cosa consistono:
- la prova scritta consiste in un'analisi critica relativa al tirocinio che si è svolto;
- mentre quella orale è una prova simulata.
Il futuro decreto (che deve uscire entro fine luglio) deve ancora stabilire la consistenza delle prove.
Una volta superate queste, il docente sarà abilitato.
Precisiamo quanto segue: i costi del percorso sono interamente a carico degli aspiranti, mentre i tutor che si occuperanno della formazione saranno pagati sottraendo soldi alla CARD dei docenti del 2024/25.
Continueremo nei prossimi giorni a darvi informazioni più specifiche sulla Riforma Bianchi, in attesa del nuovo DPCM, atteso per fine luglio.
Seguiranno aggiornamenti.
Ultime notizie:
- Nuovo reclutamento docenti 2022: come si diventa insegnanti? I 3 step
- Riforma Bianchi: come funziona il sistema di formazione iniziale
- Docenti ITP: in che cosa consiste il nuovo reclutamento
- Pensione anticipata docenti: quando si può andare in pensione?
- Riforma reclutamento docenti: la novità per i precari sul sostegno
E seguici su Facebook e Instagram.
Photo credit: pexels.com